Siamo vecchi, ma non i più vecchi”. E’ con una battuta che il Presidente Bobo Corvo ricorda il compleanno della Rugby Roma, che il 21 ottobre festeggia i suoi 94 anni di vita. Un modo per dire che “fra le squadre più antiche d’Italia e del Lazio c’è anche il nostro club” e che quindi ha anche il peso di “conservare e proteggere questa responsabilità”.

 E oggi la Rugby Roma può festeggiarecon la consapevolezza di avere intrapreso un percorso di consolidamento nella sua crescita che passa essenzialmente attraverso i numeri e una socialità forse mai vissuta prima: “Il percorso per tornare a calcare le serie maggiori - dice il Presidente Corvo - e rivivere i momenti migliori della nostra storia è molto lungo e ha bisogno di radici più che solide. Per salire e poi restarci, occorre essere molto ben strutturati. Ma quello che mi fa ben sperare è l’attrattiva che il nostro club è tornato ad avere, con tanti ragazzi che scelgono di venire a giocare da noi e l’accoglienza che oggi può garantire un centro sportivo come quello di Tor Pagnotta, dove tutti, famigliari e amici, si trattengono piacevolmente”. Ci sono poi i legami col passato che incroci quotidianamente proprio al campo: “Il primo è Juan Manuel Bigi, che è tornato alla Rugby Roma all’inizio del nostro nuovo percorso traducendo nei fatti l’entusiasmo del papà Giuseppe e degli altri sognatori che il 21 ottobre del 1930 a Villa Torlonia fondarono il club con quei colori bianco e nero, ai quali si aggiunse poi il verde dopo l’assorbimento dell’Olimpic. Manuel è un punto di riferimento per tutti, per la sua capacità di dialogo con grandi e piccoli. Poi ci sono Alessio Murrazzani e Giampiero Mazzi, che ci legano a quella generazione che si inseriva in prima squadra quando noi vecchi eravamo al tramonto della carriera. E poi c’è l’allenatore Daniele Montella, il nostro Alex Ferguson, al quale abbiamo affidato la speranza di poter festeggiare i 100 anni di storia nella massima categoria”.

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Nel caso si riuscisse, bisognerebbe poi trovare un modo per assegnargli il titolo di “Sir” anche qui in Italia. Che poi trattandosi di Roma e di romani, anche un vecchio “Sor” Montella andrebbe bene? “Nasce tutto da un patto fatto con Alberto Emett e Fabrizio Pollak: resto finché non torniamo in Elite”, sorride l’head coach. “Ovviamente non passa tutto solo attraverso l’allenatore, ma la società fuori dal campo deve andare di pari passo. Io sono motivatissimo e voglio vincere tutte le partite, sarebbe un sogno pensare che la Rugby Roma nei prossimi anni possa tornare a competere in alto, ma poi servono anche realismo e la consapevolezza che la strada è lunga e che vanno fatti i giusti passi in tutte le aree del club. Per realizzare tutto, la società dovrà impegnare tantissimo tempo e tantissime energie”. E poi, a proposito di fili che si riallacciano, come nel caso di Bigi, anche Montella rivive giorno dopo giorno al club storie che lo riportano al suo passato: “Al passato di quando nelle under della Rugby Roma avevo tanti amici e oggi li rivedo al campo accompagnare i figli a giocare. E’ normale che poi la vita, gli impegni lavorativi e di famiglia possano tenerti lontano, ma vedere di nuovo tanti vecchi amici, riabbracciare e parlare anche con chi può venire di meno, mi fa capire di avere anche io un ruolo di collegamento tra diverse generazioni della Rugby Roma”.

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E, a proposito di generazioni, a Paganica è arrivato finalmente il giorno dell’esordio in prima squadra anche per Riccardo Tarroni. “Dopo 3 anni tra infortuni e recuperi, sono davvero emozionato e felice che la mia prima presenza in prima squadra coincida con il compleanno della Rugby Roma, festeggiato oltretutto con la meta”, ci confessa il 23enne flanker. “Magari è un segno del destino, chissà… Ovviamente la storia della Rugby Roma è troppo grande per me, ma spero ora di poter continuare a dare il mio contributo”. Per Riccardo non sono stati anni semplici, ma la Rugby Roma anche per lui si è dimostrata una famiglia alla quale restare sempre legato: “Ci sono stati anche momenti difficili, dove sarebbe stato facile lasciarsi andare, invece i compagni, che sono soprattutto amici di una vita, mi hanno sempre fatto sentire dentro la squadra, come fossi in campo”. 

Vedi a volte le coincidenze: da una parte i 94 anni di storia, dall’altra la prima presenza, per una storia che alla Rugby Roma si rinnova di generazione in generazione.

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