Da giocatore, Primavera, Lazio e Civitavecchia. Da studente, al Santa Lucia. Poi l’incontro con Daniele Montella e oggi Guglielmo Giancarlini si ritrova a fare il fisioterapista della Rugby Roma. Aveva iniziato a collaborare con Massimo Miressi alla Lazio, proprio quando l’allenatore era Montella, poi, quando l’head coach si è trasferito a Tor Pagnotta, è arrivato anche lui. Sul suo lettino, ogni giorno per due ore passano tutti. Ma proprio tutti. “Diventa anche una specie di confessionale, un posto dove un giocatore, ma anche altri pezzi del club, trovano un ambiente sereno, ideale per due chiacchiere, o uno sfogo. Accade spesso durante la stagione che qualcuno venga a condividere un problema, magari personale, e io cerco di dare una mano. Oltre alla riabilitazione, non è richiesto, ma un parere in più fa sempre piacere”.
E allora, approfittando di questa intima conoscenza con i suoi uomini, abbiamo sottoposto Guglielmo Giancarlini e a un quiz, per conoscere meglio i ragazzi della Rugby Roma. Iniziamo con le domande… serie!
Il giocatore più lamentoso? “Non ce n’è mica uno solo… Direi che in classifica al primo posto metterei Adriano Pastore Stocchi, il lunedì il suo ingresso in sala è ormai un classico: “Fisio, ho le gambe morte e il collo bloccato’. Immancabile. Al secondo posto Marco Pollak e la sua coscia che tira da dietro. Al terzo metto Gabriele Baffoni della seconda squadra: è rientrato da poco, era da tanto che non giocava e ha una certa età… Anche lui è sempre presente, tra schiena e altri acciacchi non si fa mancare niente”.
Il giocatore invece meno lamentoso? “Sicuramente Matteo Battarelli. Per stuzzicarlo gli dico che è l’unico che non va in palestra, per quello si fa male. Scherzi a parte, è uno che non si tira mai indietro”.
L’ipocondriaco? “Qui non c’è concorrenza, è Gummy, Andrea Casasanta. Appena ha un doloretto si spaventa e arriva: ‘Non è niente, vero?’. Ovviamente non è niente”.
I presunti fisioterapisti? “Questo non accade, sono tutti ragazzi molto educati e che stanno al loro posto. Qualche volta è successo, se provavano a dire qualcosa rispondevo con un ‘scusi, lei è dottore?’. Ma li ho subito redarguiti e non ci hanno più provato”.
Il più impegnativo? “Toty Rivas. Fa un sacco di prevenzione, è un grande atleta, professionale. L’anno scorso c’è stato qualche problema di pubalgia, ma poi la questione è rientrata. Ha una struttura fisica molto preparata, è faticoso trattarlo, fare scarichi e massaggi, mi spacco le mani, con lui sono serate davvero impegnative”.
Serbirebbe un aiuto? “C’è, è Simone Berretta della seconda squadra. La nostra sala è bella anche per questo, diventa anche un po’ caotica, ma resta un ambiente simpatico e sereno. Mi ritrovo con tantissimi stimoli da gestire contemporaneamente”.
Carta o tecnologia? “Insieme al preparatore Francesco Dimundo c’è una condivisione delle indicazioni in tempo reale da dare per le cose da fare o evitare. C’è un resoconto giornaliero cartaceo, ma stiamo provando a digitalizzarci, faciliterebbe decisamente”.