Il 24enne flanker si divide tra la cadetta e la prima squadra: “Napoli o Fiumicino? Non è facile cambiare, ma ho le qualità per potermi rendere utile ovunque”
Come ogni bravo rugbista che si rispetti, fa quello che gli chiedono di fare, gioca dove gli chiedono di giocare. Il ruolo no, quello non cambia, in terza linea a rubare palloni e placcare chiunque. Cambia la squadra, perché Riccardo Tarroni, infortuni a parte, è uno di quei giocatori che gli staff tecnici della Rugby Roma tengono in considerazione sia per la prima squadra che per mantenere alte le ambizioni della cadetta, che mira apertamente alla promozione dalla Serie C alla B. “Superata la pubalgia, speriamo, sono rientrato la scorsa settimana con la cadetta”, ci racconta Tarroni.
Cadetta che passando per 27-24 ad Anzio ha conquistato la terza vittoria su tre nel girone promozione. “E’ un gruppo molto unito, la squadra - spiega Riccardo Tarroni - gioca bene, c’è precisione, ci si muove ordinatamente negli schemi. A volte manca un po di testa, commettiamo qualche stupidaggine che ci penalizza nei momenti importanti: può essere un errore tecnico, un fallo o una scelta sbagliata, ma se arrivano nei momenti chiave della partita, può essere un problema”. Riccardo, come detto, è uno che l’head coach Daniele Montella potrebbe riprendersi in prima squadra già dalla prossima trasferta di Serie A, in programma il 2 marzo a Napoli, ma sempre in contemporanea con l’impegno di Serie C con il Fiumicino a Tor Pagnotta. “Non è semplice dover switchare da un gruppo all’altro, cambiare punti di riferimento, confrontarsi con persone diverse. E’ vero, i metodi sono gli stessi, ma se uno si allena e gioca sempre con le stesse persone, aumentano la confidenza negli altri e in sé stessi”. Tarroni nelle ultime stagioni non è stato fortunatissimo… “Ho giocato due partite in A dopo tanti infortuni, poi di nuovo questo stop, ero fermo dal 4 novembre. Indubbiamente fa piacere sentire la stima degli allenatori, sapere che si affidano a me, che vedono delle qualità. Dal canto mio, mi sento in grado di poter rispondere alle loro richieste. Non penso sia un caso, insomma, che mi diano fiducia”. E anche una certa responsabilità, visto che chi va in campo con la cadetta lo fa con l’obiettivo di inseguire una promozione che ridurrebbe solo a una categoria la differenza con la prima squadra: “Il risultato - dice Tarroni - conta sempre, si scende sempre in campo per vincere, qualunque sia il contesto e qualunque sia l’obiettivo. E’ vero, può esserci un po’ di pressione, ma nella cadetta non ci sono professionisti, si gioca semplicemente per dare il meglio. Poi subentrano l’agonismo e la voglia di vincere e allora si avverte qualcosa simile a una responsabilità. Ma per me nella vita le responsabilità sono altre”.
Di certo, la Rugby Roma vuole accorciare il gap di categoria tra le due squadre per permettere anche alla cadetta di alzare il livello di qualità del confronto e per proseguire su una strada ben tracciata: “Arrivare subito ovunque piacerebbe a tutti, ma ogni cosa necessita del suo tempo e secondo me la società sta seguendo il percorso giusto. Abbiamo a disposizione un bellissimo impianto, allenatori, staff e la gente per fare le squadre. In Serie A siamo secondi, il Serie C siamo primi: i risultati dicono che le cose vanno bene. E si spera potranno andare ancora meglio”. Riccardo Tarroni ha un motivo supplementare poi per contribuire alla crescita di questa Rugby Roma: un fattore ereditario, visto che il papà Silvio lo ha preceduto a livelli altissimi. “Questa dei padri e dei figli alla Rugby Roma è una storia che continua in campo, ma anche fuori. Perché chi viene qui si trova bene, il campo diventa un punto di riferimento per tutti. Qui con il rugby costruisci rapporti che vanno oltre, con persone sulle quali sai che potrai contare, in campo e nella vita”.