Con la partita di sabato scorso contro il Torvaianica termina la stagione 2015-2016 della Under 14. Per moltissimi si è trattato del primo anno, del salto di qualità dal mini rugby al rugby dei grandi anche se a campo leggermente ridotto. Un grande salto sia in termini agonistici sia di maturità personale dei ragazzi. Siamo in quella fascia d’età dove si diventa adolescenti e si prende coscienza, non sempre, del proprio corpo e del cominciare a diventare grandi. Per diversi di loro si è trattato del secondo anno (anche se in realtà, tra infortuni precedenti, abbandoni e riprese parliamo comunque di primo anno) faranno il salto più grande, quello in Under 16. Il gruppo si divide così per un anno per ricongiungersi a settembre 2017.
E’ stato un anno difficile per tutti, per i ragazzi in primis, per gli allenatori e per i genitori che vedono i propri figli crescere ed il tempo correre. Un anno con molte luci e tantissime ombre. Luci perché grazie al lavoro costante e pressante degli allenatori da Walter a Eva a Gianluca si sono impegnati al massimo per trasmettere passione e tecnica di uno sport difficile, duro, ma che è scuola di vita. Passione e impegno che loro in primis ci mettono da una vita, prima da atleti poi da allenatori ed a loro non può che andare il plauso di tutti: Società, dirigenti e genitori. Luci anche per loro, i nostri atleti, che sono cresciuti tantissimo tecnicamente , singolarmente e personalmente. Luci perché facciamo parte di una società nuova e vecchia allo stesso tempo, storica, che ha visto lo sforzo coeso di tutte le under ed il primo XV salutare la Promozione in Serie B in meno di un anno. E questo è e deve essere orgoglio di tutti noi. Facciamo parte della Storia del Rugby e della Storia della Rugby Roma e questo nessuno ce lo toglierà mai. Dobbiamo esserne fieri, sempre e comunque. Fieri anche perché questa società ha puntato moltissimo sulla Under 14, perché è il futuro, perché è il Domani
Ombre, tante ombre, che ci stanno tutte per altro, per un anno difficile, difficilissimo dove è accaduto di tutto. Un anno difficile perché venivamo da una situazione societaria massacrata dalle note vicende del Tre Fontane. Situazione che ha comunque cementato ancora di più sia un gruppo umano come quello che proveniva dalla under 12, che societario. Ombre dovute ai tantissimi infortuni che hanno tenuto lontano dai campi tanti atleti per molto tempo, non ultimi gli infortuni di domenica scorsa a Di Clavio, frattura di un dito, e Schiavi Gabriele (Flavio è già fuori da un mese sempre per infortunio); ma anche quello di Tanilli, di Vitale, di Sicurezza (tutti con fratture) e di tutti gli altri con infortuni minori ma che non hanno mai permesso, a partire da novembre, di giocare a ranghi completi. Era un anno di transizione e lo sapevamo, ma abbiamo pagato un dazio altissimo.
Tra le note positive i ritorni di Patrizi, Mari, Grelli gli arrivi di Cruciani. Anche qualche defezione va registrata ma fa parte del gioco,una sorta di selezione naturale a questa età. Ma siamo andati avanti tra sconfitte e vittorie, tra conferme e delusioni e gradite sorprese. Una cosa è certa a settembre, quando inizierà il secondo anno e arriveranno anche i ragazzi della under 12, sarà un anno diverso. Necessariamente diverso, perché sarà il secondo anno, non saranno i più piccoli della categoria. Sarà diverso perché sarà un’estate di crescita, soprattutto fisica, per tutti. Ma anche di personalità. Molti di loro faranno anche il grande salto scolastico, affronteranno tra poche settimane gli esami di Terza Media ed andranno al liceo… E non è poco, sarà un anno importante, tante cose cambieranno, nello studio e nella vita e, ovviamente nello sport. La Società continuerà ad investire su di loro esattamente come ha fatto questo anno iscrivendoli al Super Challenge, una competizione nazionale che li ha messi di fronte a livelli altissimi di rugby, a volte hanno risposto malissimo altre volte sono stati formidabili. Ma questo, dipende sempre e comunque da loro, perché sono loro che vanno in campo, sono loro che, maturando, prendono decisioni, si rendono conto degli errori, si buttano giù e gioiscono. E’ stato un anno di transizione anche per questo, stanno prendendo coscienza di loro stessi ed è giusto che sia così. Tra di loro ci sono coloro che vivono il rugby in maniera totale e chi no, ci sono quelli che sognano un futuro da rugbisti e chi pensa di fare altro nella vita. Ed è giusto che sia così, sta a noi accompagnarli nelle loro scelte dandogli gli strumenti necessari. Sbaglieranno? Faranno le scelte giuste? Va bene tutto, nessuno di noi ha la verità nel proprio zaino d’esperienze. Il rugby, se è scuola di vita, come crediamo sia, deve accompagnarli, tendergli la mano, indicargli una strada fatta di valori starà poi a loro scegliere consci del fatto che, comunque vada, un rugbista resta tale per tutta la vita.
Buon rugby a tutti e sempre … Per la Gloria del Nome!!!