Il rugby è uno sport molto complesso, soprattutto per la disciplina regolamentata da numerose regole che ne delineano la filosofia. Per questo è importante stabilire sin dalla giovane età un rapporto armonico e sviluppare un approccio positivo con questa disciplina. Ad allenare gli Under 8 della Rugby Roma il prossimo anno ci sarà Gregorio Ocello con una esperienza alle spalle molto importante che guiderà le nuove promesse bianconeroverdi assieme a Simone Bucchia ex giocatore della Rugby Roma e con un passato nell'atletica leggera.
- Cosa vi ha spinto ad accettare di affrontare la prossima stagione con con la Rugby Roma Olimpic Club 1930?
Gregorio Ocello - Le motivazioni sono quelle di sempre: la passione per questo sport e per gli ideali che lo contraddistinguono; oltre all'amore verso questi colori e alla gioia di stare in campo con i bambini che si avvicinano al rugby.
Simone Bucchia - E' bastata una chiamata di Daniele Montella, mi ha chiesto di partecipare a questo progetto, di getto mi sono sentito di accettare.
- In quali società hai allenato in precedenza e dove sei cresciuto rugbisticamente?
G.O. - Sono cresciuto in Calabria e quando ero giovane questo sport ancora non era molto sviluppato. Un'estate, un amico francese in vacanza con la sua famiglia, mi ha avvicinato a questo sport attraverso il beach rugby, giocato sulla spiaggia ogni anno, per tre mesi. Ho sempre giocato tra Reggio Calabria e Messina prima nel periodo scolastico e poi in quello universitario fino all'infortunio all'occhio - distacco totale della retina - che mi ha obbligato a fermarmi. Dopo essermi trasferito a Roma, ho cominciato ad allenare nella stagione 2007/08. Per undici stagioni, ho fatto parte del nuovo corso della società Rugby Roma: mi sono dedicato al minirugby con una parentesi negli under 16. Tra le esperienze di allenatore, ho anche allenato per due anni alla Lazio, nel polo di Tor Tre Teste, per poi tornare nella mia casa della Rugby Roma. Dopo aver allenato gli under 10 nella stagione scorsa - purtroppo chiusa per la pandemia - non vedo l'ora di ricominciare il prossimo anno con gli under 8.
SB - E' la prima mia esperienza nel mondo del rugby. Prima d'ora ho lavorato nell'atletica leggere e pallamano. Conosco e sono attaccato al rugby perché mi sono avvicinato a questa mondo come giocatore prima della Rugby Roma e poi della Portaportese.
- Quali sono gli obiettivi che ti poni per la prossima stagione?
G.O. - Anche se per me gli aspetti tecnici in queste categorie vengono in un secondo momento, come allenatore prediligo il gioco d'attacco. Preferisco lavorare molto su come portare il pallone dal momento che il bambino deve essere in grado di sapere cosa fare quando ha la palla tra le mani: deve avere la volontà di avanzare, deve riuscire ad evitare velocemente l'avversario cercando gli spazi, e una volta a contatto con l'avversario deve proteggere il pallone. Quindi introdurrò il concetto di corpo-ostacolo che per i bambini è fondamentale per imparare ad avanzare. Una volta che non riescono più ad avanzare devono saper trovare il compagno che farà da sostegno, altro aspetto che mi piace curare per avere un gioco d'attacco efficace. Anche il lato difensivo è fondamentale: dedicherò alcune sedute al placcaggio che però reputo un meccanismo naturale che deve uscire fuori automaticamente dai giovani atleti. Verrà affrontato anche il piano motorio con focus sugli schemi motori di base, sulle capacità coordinative, sulla rapidità e sulla fluidità dei gesti. Ovviamente cercherò di lavorare su questi aspetti attraverso tanti giochi e tanto divertimento.
SB - In questi giorni ho cercato ciò che di nuovo potrei apportare nel minirugby e di getto mi viene da pensare alla multilateralità: sembra un parolone che nasconde chissà quali astrusi ragionamenti. In realtà è puro e semplice "divertimento".
- Cosa ti auguri di trasmettere ai ragazzi che andrai ad allenare?
G.O. - Prima ancora della parte tecnica, per me è importante stabilire un rapporto umano con il bambino. Prendo in carico il bambino non solo dal punto di vista rugbistico, ma soprattutto da quello umano stabilendo una relazione empatica con ogni singolo giovane atleta. Sono attento alle sue esigenze per trasmettergli la fiducia la sicurezza per affrontare questo sport. È molto importante impartire delle regole – il rugby come sappiamo è governato da regole precise, ferree e chiare che consentono al bambino di aspettare i propri tempi e imparare gradualmente questo sport. Reputo l'aspetto comunicativo empatico e sono al centro del mio progetto e ogni singolo intervento per me non è mai banale, ma sempre puntuale e preciso. Dal punto di vista della formazione umana, l’obiettivo è farli crescere soprattutto rispettando le regole, perché rispettando le regole che si formano dei piccoli atleti che poi diventeranno uomini.
SB - Facile: il piacere di stare in un gruppo che condivide momenti unici in campo e fuori.
- Cosa pensi di apportare al progetto della Rugby Roma?
G.O. - Il progetto della Rugby Roma è molto ambizioso. Ci sono ci sono tanti tecnici e tanti dirigenti che hanno esperienza da vendere: quello che posso apportare è la mia conoscenza ultradecennale che ho nel campo del rugby con i bambini, anche a livello umano. Cercheremo di far crescere i bambini con la mentalità rugbistica, sperando che un domani diventeranno affermati giocatori di Rugby. Molti dei bambini che allenavo io nella stagione 2007-2008 quest'anno sono in prima squadra, ed è una bella soddisfazione. Cercheremo di trasmettere loro tanta voglia di fare e di non mollare mai: questo sport è una grande palestra di vita che li formerà come giocatori ma soprattutto come persone.
SB - Lavorando nella scuola il sogno e' quello di fare conoscere a più adolescenti possibile questo sport.