C’era anche la Rugby Roma al Circolo Canottieri Aniene per i tradizionali premi dell’Unione Stampa Sportiva di Roma: per il club del presidente Roberto Corvo un ulteriore riconoscimento per la fresca promozione in Serie A. A ritirare il premio, assieme al presidente, il direttore sportivo Fabrizio Pollak, il direttore tecnico Daniele Montella e il capitano Matteo Battarelli.
“Ho esordito scherzando, ricordando che una volta la dove oggi giochiamo e abbiamo la nostra casa a Tor Pagnotta, ci facevano il pane…”, sorride Roberto Corvo. “E mi è piaciuto ricordare anche che dalle parti dell’Aniene era invece di casa il nostro grandissimo presidente Renato Speziali, al quale è intitolato oggi il nostro centro e che ci ha rimpieto di trofei e memoria. Ma mi è piaciuto ricordare che dietro a questo lavoro c’è stata la figura di Alberto Emett, del quale ho raccolto il testimone”. E costruito una squadra che ha scalato un altro gradino verso quei palcoscenici che un tempo le appartenevano. “Oggi c’è la consapevolezza di avere raggiunto l’obiettivo prefissato, ma sentiamo anche il dovere di fare qualcosa in più. Abbiamo davanti a noi qualche anno per lavorare, sulla prima squadra, ma soprattutto sul nostro prodotto interno, ossia le categorie giovanili. Ovvio che dalla Serie A ci aspettiamo un livello superiore, punteremo su un consolidamento nella categoria, per poi con il tempo costruire una squadra sempre più competitiva, ma che sia figlia del prodotto del nostro settore giovanile”.
Dove troveranno diverse rivali cittadine e laziali e, un po’ inaspettatamente, la stessa Lazio, che ha clamorosamente mancato la promozione in Top 9 facendosi rimontare dal Vicenza nella finale promozione. “Sinceramente - confessa Corvo - mi aspettavo una loro vittoria molto ampia, invece a un certo punto si sono impallati”. Proprio dal lavoro degli altri, la Rugby Roma, secondo il presidente, deve comprendere su quali punti lavorare, che per altro sonio ben chiari a dirigenza e tecnici bianconeroverdi: “Se si vuole salire, bisogna essere attrezzati. Salire in un campionato superiore senza avere i mezzi per affrontarlo adeguatamente, è inutile. La mia riflessione coinvolge tutto il rugby: mi chiedo, qual è la direzione che vogliamo prendere, cosa deve promuovere il rugby, cosa signifca professionismo? Perché se ci sono buoni prospetti nelle giovanili, poi occupiamo le caselle della prima squadra con tanti stranieri? Sono perplesso. Io sono convinto che se hai a disposizione un buiona bacino di atleti nelle giovanili, poi tutto quel lavoro deve sfociare nella prima squadra, anche perché è quella l’ambizione di chi indossa la tua maglia. E’ un lavoro in profondità. Per quel che riguarda la nostra Rugby Roma, è chiaro a tutti che rispetto a rivali come Lazio o Capitolina siamo in ritardi, ma sono convinto che in 3 o 4 anni anche noi saremo meglio attrezzati in quel senso e che anche noi avremo nostri prodotti in una prima squadra che possa giocare un buon rugby".