Centoventi chilometri tra andata e ritorno, quasi due ore in macchina: da Campagnano a Tor Pagnotta la strada è lunga, ma a rendere piacevole i quotidiani viaggi di Simone D’Annunzio c’è la consapevolezza di avere intrapreso un percorso assai stimolante, perché allenare un club storico come la Rugby Roma non capita tutti i giorni. Perché ha trovato ambizione e passione. “Una passione esagerata”, ci confessa l’assistant coach bianconeroverde. “Quando sono arrivato nessuno mi conosceva e io non conoscevo nessuno, a parte ovviamente Daniele Montella che mi aveva proposto di fargli da assistente. Da subito però mi sono sentito accolto, è stata una scoperta reciproca e anno dopo vedi quanto il club stia crescendo sotto ogni aspetto. Avverto un grandissimo senso di appartenenza”.

Simone ha 31 anni e a dispetto della giovanissima età vanta già un’esperienza di tutto rispetto. “Ne avevo 24 - ricorda D’Annunzio - quando ero alla Lazio e Daniele allenava la prima squadra: io seguivo l’Under 18, lui ebbe un problema di staff e mi propose di dargli una mano per gli ultimi 3 mesi di campionato. Ci salvammo e da allora il rapporto non si è mai interrotto. Da giocatore avevo girato soprattutto i club a nord di Roma: io nasco a Civitacastellana, che era unita al CUS, poi Viterbo, Civitavecchia, lo stesso CUS in Serie A e poi alla Lazio come allenatore. Lavoravo anche con il comitato regionale e quindi Daniele mi conosceva, lui era passato dalla Primavera alla Lazio e poi nel corso della stagione mi offrì l’opportunità di seguire i trequarti. Mi sono ritrovato ad allenatore giocatori molto più grandi, anche azzurri come Giulio Toniolatti. Poi è arrivato l’anno del Covid, con quella grande incertezza che ha pesato su tutto il mondo dello sport, e Daniele mi ha proposto di seguirlo alla Rugby Roma: mi ha convinto con un progetto che puntava alla Serie A e lui aveva bisogno di un uomo di fiducia”. La vita di Simone è legata a doppio filo allo sport: “Sono laureato in scenzie motorie con specialistca in attività motoria preventiva e adattata, ho lavorato e lavoro come insegnante di superiori e medie, anche se quest’anno per i troppi impegni ho sospeso. Lavoro anche come tecnico federale con il comitato regionale: il nostro compito è quello di fornire un supporto ai club, agli allenatori più giovani, di confrontarci con i più grandi. Spaziamo su necessità che possono andare dalla segreteria al campo. I club virtuosi riescono a individuare le persone adatte che vengono da un certo tipo di percorso e che possono offrire la loro esperienza: non è solo un discorso tecnico, ma coinvolge il contesto: da un lato puoi avere tecnici più formati e seguiti, che ispirano e coinvolgono, poi però dipende anche dal bacino di bambini che hai a disposizione. Ci vuole tempo”.

Esattamente quello di cui ha bisogno questa nuova Rugby Roma per colmare il gap a livello giovanile con realtà del territorio che ci lavorano da molti più anni, affidando proprio a Simone la direzione tecnica del miniruygby. “La prossima - spiega D’Annunzio - sarà la quarta stagione. Siamo passati da una squadra per categoria ad averne sempre due, anche se in compartecipazione con altri club, ma l’anno prossimo, anche con il cambio delle categorie potremmo avere le Under 18, 16 e 14 solo con i nostri ragazzi. Più la base della piramide è larga e più ogni anno possono arrivare profili potenziali per la prima squadra in Serie A o magari anche più in alto. Il nostro vantaggio è quello di avere un gruppo senior è molto giovane, con ragazzi che possono crescere ancora e anche aspettare chi magari potrà arrivare fra qualche anno dalle giovanili. Il lavoro del club, che in questo senso ha investito sulle persone dedicate a campo, formazione e reclutamento sta dando i suoi frutti”. Poi avere al vertice della piramide tecnica un big come Montella non è da tutti: ma come sarà il rapporto tra il capo e il suo vice? “Dico solo una cosa: tra i preferiti del telefono sta dietro solo alla mia compagna… No, no, non è ancora geloso… Solo che se non ci sentiamo per due giorni ci preoccupiamo. Litigi? No, ormai ci completiamo. Lui sa che se io dico una cosa è perché ne sono sicurissimo e mi da retta. Un esempio? Parlo proprio del capitano Matteo Battarelli: lui lo aveva cresciuto come mediano di mischia, io lo vedevo come un ottimo centro e le ultime due stagioni è andato molto bene, mi ha dato ragione. Ma con Daniele ci confrontiamo su tutto, non solo sui trequarti”. E allora, chiediamo a Simone di svelarci qualche segreto sulla preparazione delle partite: “Più è basso il livello, più rischi di basarti su episodi casuali, invece più si sale e più le squadre hanno caratteristiche meglio definite. Noi da sempre lavoriamo sui nostri punti di forza e come usarli per far male agli altri. In Serie A avremo più strumenti a disposizione, le squadre si conoscono meglio, in più ci sono altre cinque romane. L’aspetto più difficile è capire quali informazioni far passare al gruppo, con troppo materiale rischi di far pensare troppo all’aversario e poco al tuo gioco: va trovata la giusta combiunazione per ogni avversario, domenica per domenica. La Serie A? La stiamo studiando dal 30 aprile…”.

E nel gruppo dei tecnici c’è anche David Fonzi, storico video analyst della Nazionale. “E’ il nostro grillo parlante, ti fa sentire la voce della coscienza, con la sua esperienza ti fa riflettere, dal lavoro al campo all’analisi, ma anche su quello che accade fuori. Ha dato molto a noi tecnici in questo tempo. La sua impronta la vedi sull’analisi delle nostre aree, ma ancora di più a livello individuale su ogni giocatore e questo ti facilita tutto il lavoro. Il riscontro ce l’hai quando i ragazzi vengono a dirti di sentirsi migliorati nell’area in cui erano state individuate le criticità”. Allora chiudiamo parlando di Serie A: D’Annunzio e Montella su cosa stanno ponendo l’accento in vista della nuova stagione: “L’area critica sotto esame è quella fisica. Tra Serie B e A magari non ci sarà troppa differenza a livello tecnico, piuttosto quanto su impatti, velocità e tempi di decisione più ridotti. Per il resto si prosegue sulla strada tracciata e seguita negli ultimi due anni, magari entrando di più nel dettaglio del nostro modo di giocare e di quelle che sono le abilità dei nostri giocatori, prima fisiche, poi tecnico-tattiche individuali e collettive”. Di lavoro ce n’è tanto da fare, ma per D’Annunzio è questo il vero stimolo: per accorciare sempre di più quei 120 chilometri tra Campagnano e Tor Pagnotta.

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