Lo psicologo Cesar Augusto Filosi Bruziches terrà un webinair venerdì sulla metodologia di lavoro proposta ai tecnici per i ragazzi delle categorie juniores
Se è incontestabile asserire che il successo di un club è determinato soprattutto da quanto impegno si mette fuori dal campo, alla Rugby Roma si va ben oltre. Perché il club non ha solo messo in piedi una struttura in grado di garantire ossigeno all’attività sportiva, ma si è deciso di esplorare ambiti determinanti per la crescita dei ragazzi che in pochissimi altri, se non ad altissimo livello, ritengono degni di un investimento. Di tempo e denaro. E’ così che, in conseguenza di una simile politica, che vede tra i focus anche quello di una crescita a livello di mentalità dei ragazzi che vengono a giocare a Tor Pagnotta, la Rugby Roma ha deciso di affidarsi alla collaborazione di un professionista: Cesar Augusto Filosi Bruziches, psicologo dello sport, psicologo del lavoro, preparatore mentale, facilitatore Lego Serious Play.
Venerdì 7 giugno, dalle 17 alle 18.30, Filosi Bruziches con il webinair ‘Less is more’, riservato agli iscritti all’ordine degli psicologi del Lazio, condividerà il lavoro svolto alla Rugby Roma: “Mi è stato proposto di condividere il lavoro che ho svolto con i tecnici del club e con un focus particolare sull’Under 16 assieme a Gianluca Vella”. Un lavoro che parte da… un mattoncino dei Lego. “E’ la metodologia chiamata ‘Lego Serious Play’, nata tantissimi anni fa proprio nella famosissima azienda dei mattoncini allo scopo di facilitare determinate situazioni organizzative. Tramite i loro mattoncini, appunto, ciascun individuo era chiamato a costruire un proprio set allo scopo di creare connessioni e discussioni tra i partecipanti, simulando situazioni di lavoro e la risoluzione dei problemi che ne possono emergere: seguendo questa modalità, il mattoncino dà concretezza al problema e spinge l’individuo a esprimere meglio quello che intende comunicare”.
Un lavoro che sembra fatto apposta per una squadra di rugby, dove la comunicazione tra gli uomini e i reparti deve necessariamente essere chiara e veloce, per rispondere alle esigenze di una partita. “Infatti con i tecnici della Rugby Roma - conferma Filosi Bruziches - l’obiettivo era quello di migliorare la comunicazione, nella modalità e nei contenuti. Quindi, tornando all’esempio dei Lego, negli incontri i tecnici erano chiamati a svolgere questi esercizi in un lavoro di squadra e andare a rappresentare i concetti tramite i set costruiti con i mattoncini. In questo modo acquisivano competenza nel presentare, concretezza nel pensiero, velocità di ragionamento. E questo lavoro in squadra, fatto di argomenti e discussioni, veniva poi riportato sul campo nell’allenamento”. Per chi conosce il rugby, anche di altissimo livello, stiamo parlando di uno dei punti cruciali che negli ultimi anni aveva evidenziato enormi lacune tra i giocatori italiani anche di altissimo livello: un problema di mentalità sempre sottovalutato da chi aveva il compito di far crescere gli atleti non solo dal punto di vista fisico e tecnico. “Less is more nasce infatti proprio tra quei banchi e durante le lezioni con quel gruppo che seguo ormai da tre anni: per avere dei feedback, la cosa importante per chi va in campo, che sia l’allenamento o la partita, è saper essere coinciso, preciso, con le idee chiare e in pochissimo tempo deve poter fare domande. Li abbiamo quindi adattati a questa situazione stressogena, anche per poter dare spazio agli altri”.
Determinante per Filosi Bruziches anche l’incontro con Flavia Sferragatta, rugbista prima in campo e poi da allenatrice, poi psicologa e ovviamente specializzata nello sport, autrice anche del notissimo “Le mete dell’allenatore”, libro pubblicato nel 2015 e dedicato alle “prospettive di psicologia dello sport per l’allenatore di rugby”. Un confronto con il quale Sferragatta ha saputo indirizzare gli sforzi di Filosi Bruziches: “Lei aveva un’esperienza di alto livello, mi ha detto che la strada era quella giusta e che sarebbero voluti coraggio e tempo. Averla potuta conosce mi ha aiutato a capire quanto possa essere importante lo sviluppo delle abilità sociali e comunicative degli allenatori”.