Senso di appartenenza, dedizione e spirito di sacrificio: chi conosce Riccardo Cioni, sposa questi concetti a questo giocatore della Seniores, nato e cresciuto coi colori bianconeroverdi addosso, che la prossima stagione sarà anche assistente per l'Under 16. Ai ragazzi che allenerà cercherà di trasmettere il suo attaccamento alla Rugby Roma.

  • Cosa ti ha spinto ad accettare di affrontare la prossima stagione con con la Rugby Roma Olimpic Club 1930?

Sicuramente il grande attaccamento che ho al club contribuisce continuamente ad aumentare la voglia da parte mia di partecipare attivamente alla crescita del Club in ogni suo aspetto. In particolare è un onore e un piacere per me poter far parte dello staff tecnico per cercare di trasmettere ai ragazzi quanto a me è stato trasmesso finora e quanto mi verrà trasmesso sicuramente a partire dal prossimo futuro con Daniele (dato che sono giocatore del Primo XV), iniziando a creare direttamente un collegamento tra tutte le categorie. 

  • In quali società hai allenato in precedenza e dove sei cresciuto rugbisticamente?

Nato e cresciuto sia come giocatore che come tecnico nella Rugby Roma Olimpic Club 1930. Il mio cuore è bianconeroverde. 

  • Quali sono gli obiettivi che ti poni per la prossima stagione?

L'obiettivo principale che mi pongo è quello di portare i ragazzi a scoprire divertendosi i primi aspetti del "rugby dei grandi", dato che in Under 16 il campo inizia ad essere tutto, in mischia si inizia a spingere, in touch si inizia ad alzare, cercando di trasmettere al meglio la mia esperienza di giocatore. 

  • Cosa ti auguri di trasmettere ai ragazzi che andrai ad allenare?

Dal punto di vista umano mi auguro di trasmettere ai ragazzi il senso di fratellanza che deve esserci tra compagni di squadra e un forte senso di attaccamento al Club, per arrivare a viverlo come una seconda casa e una seconda famiglia.

 

Con un passato nelle arti marziali, nel calcio e nel rugby, Daniele Pergoloni dirigerà l'Under 12 assieme a Giacomo Ciampani, atleta del 1°XV che disputerà il campionato di serie B.

  • Cosa vi ha spinto ad accettare di affrontare la prossima stagione con con la Rugby Roma Olimpic Club 1930?

DP - Il mio sogno è di allenare un giorno i seniores: per arrivarci credo sia necessario rispettare un percorso coi ragazzi. Non mi poteva capitare opportuintà migliore che iniziare in "famiglia" questo lungo e importante percorso.

GC - Allenavo i ragazzi di questo club già prima dell'arrivo del club a Tor Pagnotta dove ho proseguito il percorso di allenatore. Il primo anno insieme ad Eva Belisario ci trovammo ad allenare tutte e quattro le categorie del minirugby che comprendevano venti bambini in totale. Oggi abbiamo la fortuna di avere un minirugby che è cresciuto tanto, e per me essere presente in questo staff anche per la prossima stagione vuol dire raccogliere i frutti di ciò che abbiamo fatto in questi anni e scoprire quanto ancora di bello possiamo fare insieme. Arrivo dal gruppo degli Under 8 che mi ha dato grandi soddisfazioni e non vedo l'ora di iniziare una nuova avventura con gli Under 12.

  • In quali società avete allenato in precedenza e dove siete cresciuti rugbisticamente?

DP - Lo scorso anno ho aiutato Lucio Formicola proprio con gli Under 12, il primo passo l'ho fatto con lui e mi sono trovato benissimo grazie anche ai consigli di Giampiero Mazzi. Vengo dal calcio, ebbene sì, ma rugbisticamente nasco con i Corsari Rugby di Roberto Gentile (ex Rugby Roma) a cui devo tantissimo. Quella dei Corsari è stata una bella realtà che mi ha donato il DNA ovale. Poi sono cresciuto nella Rugby Roma della "rinascita" e da circa 10 anni non mi schiodo da qui, a parte una breve parentesi in Australia (mio paese natale) dove mi sono allenato con una squadra locale di Perth.

GC - Sono cresciuto rugbisticamente giocando nella Rugby Roma 2000 dove è nata la passione e ho costruito i più bei ricordi legati a questo sport. Da giocatore ho vissuto poi bellissime esperienze alla Lazio Rugby e al CUS Roma. In quel periodo mi formai come allenatore; poi iniziai a muovere i miei primi passi in queste vesti alla Rugby Roma Olimpic Club 1930 dove mi trovo ancora adesso.

  • Quali sono gli obiettivi che vi ponete per la prossima stagione?

DP - La prossima sarà una stagione particolare. Gli eventi degli ultimi mesi hanno scosso un po' tutti e ci hanno messo davanti situazioni, anche sul campo, totalmente impreviste, basti pensare al "non contatto". L'obiettivo primario è riportare i ragazzi alla normalità il prima possibile e ripristinare lo spirito sportivo. A questa età, fondamentale per creare atleti completi tra dieci anni, il tempo ha un peso diverso da quello che vivono i grandi, ogni attimo è importante ed ogni mese vale anni. L'obiettivo sportivo quindi è recuperare sotto ogni aspetto il tempo perso e preparare i ragazzi al passaggio alla Under 14.

GC - L'under 12 è l'ultimo gradino nel minirugby e diventa molto importante preparare i bambini a ciò che verrà dopo. Punteremo quindi nel far loro acquisire una migliore conoscenza del gioco e del regolamento per renderli capaci di muoversi in un campo più grande sapendolo sfruttare al meglio. Le mie speranze sono quelle di affrontare un anno dove tutto il gruppo possa migliorare insieme sugli aspetti tecnici e divertirsi vivendo più situazioni di gioco possibili.

  • Cosa vi augurate di trasmettere ai ragazzi che andrai ad allenare?

DP - Questo sport mi ha donato molto. Ho avuto la fortuna di confrontarmi agonisticamente sia nel calcio che nelle arti marziali e posso dire che questo sport ha una magia che solo chi lo ha vissuto può davvero comprendere. A livello personale mi ha aiutato in momenti molto difficili, a partire dalla perdita di mio padre. Quello che vorrei riuscire a trasmettere ai ragazzi è l'importanza del gruppo come famiglia, di contare ognuno sull'altro ed essere sempre a disposizione del proprio compagno di squadra. Si inizia ad essere un buon sostegno in campo partendo da fuori.

GC - Il divertimento resta l'obiettivo principale da perseguire e il gioco del rugby già di suo ci aiuta molto in questo. Sarà però fondamentale, affinché i bambini si trovino pronti nelle categorie superiori, far capire che crescere e allo stesso tempo divertirsi a pieno in questo sport sono cose possibili grazie all'ascolto e il rispetto di regole e valori.

  • Cosa pensate di apportare al progetto della Rugby Roma?

DP - Entusiasmo. Voglia di crescere. Tanta passione. Ma se vogliamo andare un po' sul pragmatico, vorrei contribuire a dare continuità ad un progetto che ritengo abbia affrontato tante difficoltà, e tante ne dovrà affrontare. Aver giocato ed allenato in altri sport è un fattore da non sottovalutare: avere diversi punti di vista, aver vissuto realtà completamente diverse anche all'estero, è un bagaglio importante che voglio sfruttare al meglio. Infine, saranno utili alcune competenze professionali come l'insegnamento. Questo progetto, questa squadra, questo ambiente meritano di crescere e metterò tutto me stesso per poter contribuire nel mio piccolo.

GC - Voglio mettere la mia esperienza al servizio di questo progetto per contribuire alla crescita e alla formazione di nuovi rugbisti, cercando di creare  insieme a tutta la Rugby Roma un grande senso di appartenenza, che porti i giovani ad avere un forte legame con lo sport e il club, proprio così come è successo in passato per me.

Il rugby è uno sport molto complesso, soprattutto per la disciplina regolamentata da numerose regole che ne delineano la filosofia. Per questo è importante stabilire sin dalla giovane età un rapporto armonico e sviluppare un approccio positivo con questa disciplina. Ad allenare gli Under 8 della Rugby Roma il prossimo anno ci sarà Gregorio Ocello con una esperienza alle spalle molto importante che guiderà le nuove promesse bianconeroverdi assieme a Simone Bucchia ex giocatore della Rugby Roma e con un passato nell'atletica leggera.

  • Cosa vi ha spinto ad accettare di affrontare la prossima stagione con con la Rugby Roma Olimpic Club 1930?

Gregorio Ocello - Le motivazioni sono quelle di sempre: la passione per questo sport e per gli ideali che lo contraddistinguono; oltre all'amore verso questi colori e alla gioia di stare in campo con i bambini che si avvicinano al rugby.

Simone Bucchia - E' bastata una chiamata di Daniele Montella, mi ha chiesto di partecipare a questo progetto, di getto mi sono sentito di accettare.

  • In quali società hai allenato in precedenza e dove sei cresciuto rugbisticamente?

G.O. - Sono cresciuto in Calabria e quando ero giovane questo sport ancora non era molto sviluppato. Un'estate, un amico francese in vacanza con la sua famiglia, mi ha avvicinato a questo sport attraverso il beach rugby, giocato sulla spiaggia ogni anno, per tre mesi. Ho sempre giocato tra Reggio Calabria e Messina prima nel periodo scolastico e poi in quello universitario fino all'infortunio all'occhio - distacco totale della retina - che mi ha obbligato a fermarmi. Dopo essermi trasferito a Roma, ho cominciato ad allenare nella stagione 2007/08. Per undici stagioni, ho fatto parte del nuovo corso della società Rugby Roma: mi sono dedicato al minirugby con una parentesi negli under 16. Tra le esperienze di allenatore, ho anche allenato per due anni alla Lazio, nel polo di Tor Tre Teste, per poi tornare nella mia casa della Rugby Roma. Dopo aver allenato gli under 10 nella stagione scorsa - purtroppo chiusa per la pandemia - non vedo l'ora di ricominciare il prossimo anno con gli under 8.

SB - E' la prima mia esperienza nel mondo del rugby. Prima d'ora ho lavorato nell'atletica leggere e pallamano. Conosco e sono attaccato al rugby perché mi sono avvicinato a questa mondo come giocatore prima della Rugby Roma e poi della Portaportese. 

  • Quali sono gli obiettivi che ti poni per la prossima stagione?

G.O. - Anche se per me gli aspetti tecnici in queste categorie vengono in un secondo momento, come allenatore prediligo il gioco d'attacco. Preferisco lavorare molto su come portare il pallone dal momento che il bambino deve essere in grado di sapere cosa fare quando ha la palla tra le mani: deve avere la volontà di avanzare, deve riuscire ad evitare velocemente l'avversario cercando gli spazi, e una volta a contatto con l'avversario deve proteggere il pallone. Quindi introdurrò il concetto di corpo-ostacolo che per i bambini è fondamentale per imparare ad avanzare. Una volta che non riescono più ad avanzare devono saper trovare il compagno che farà da sostegno, altro aspetto che mi piace curare per avere un gioco d'attacco efficace. Anche il lato difensivo è fondamentale: dedicherò alcune sedute al placcaggio che però reputo un meccanismo naturale che deve uscire fuori automaticamente dai giovani atleti. Verrà affrontato anche il piano motorio con focus sugli schemi motori di base, sulle capacità coordinative, sulla rapidità e sulla fluidità dei gesti. Ovviamente cercherò di lavorare su questi aspetti attraverso tanti giochi e tanto divertimento.

SB - In questi giorni ho cercato ciò che di nuovo potrei apportare nel minirugby e di getto mi viene da pensare alla multilateralità: sembra un parolone che nasconde chissà quali astrusi ragionamenti. In realtà è puro e semplice "divertimento".

  • Cosa ti auguri di trasmettere ai ragazzi che andrai ad allenare?

G.O. - Prima ancora della parte tecnica, per me è importante stabilire un rapporto umano con il bambino. Prendo in carico il bambino non solo dal punto di vista rugbistico, ma soprattutto da quello umano stabilendo una relazione empatica con ogni singolo giovane atleta. Sono attento alle sue esigenze per trasmettergli la fiducia la sicurezza per affrontare questo sport. È molto importante impartire delle regole – il rugby come sappiamo è governato da regole precise, ferree e chiare che consentono al bambino di aspettare i propri tempi e imparare gradualmente questo sport.  Reputo l'aspetto comunicativo empatico e sono al centro del mio progetto e ogni singolo intervento per me non è mai banale, ma sempre puntuale e preciso. Dal punto di vista della formazione umana, l’obiettivo è farli crescere soprattutto rispettando le regole, perché rispettando le regole che si formano dei piccoli atleti che poi diventeranno uomini.

SB - Facile: il piacere di stare in un gruppo che condivide momenti unici in campo e fuori.

  • Cosa pensi di apportare al progetto della Rugby Roma?

G.O. - Il progetto della Rugby Roma è molto ambizioso. Ci sono ci sono tanti tecnici e tanti dirigenti che hanno esperienza da vendere: quello che posso apportare è la mia conoscenza ultradecennale che ho nel campo del rugby con i bambini, anche a livello umano. Cercheremo di far crescere i bambini con la mentalità rugbistica, sperando che un domani diventeranno affermati giocatori di Rugby. Molti dei bambini che allenavo io nella stagione 2007-2008 quest'anno sono in prima squadra, ed è una bella soddisfazione. Cercheremo di trasmettere loro tanta voglia di fare e di non mollare mai: questo sport è una grande palestra di vita che li formerà come giocatori ma soprattutto come persone.

SB - Lavorando nella scuola il sogno e' quello di fare conoscere a più adolescenti possibile questo sport.

 

Un’altra coppia già rodata e ben nota nel centro sportivo di Tor Pagnotta è quella che allenerà l’Under 14. A dirigere la formazione saranno Lorenzo Trova e Gianluca Vella: da molti ritenuti inseparabili e molto affiatati, cercheranno di proseguire l’ottimo lavoro svolto nella scorsa stagione.

  • Cosa vi ha spinto ad accettare di affrontare la prossima stagione con con la Rugby Roma Olimpic Club 1930?

Lorenzo Trova – Anzitutto l’attaccamento al club: sono cresciuto rugbisticamente nella RROC, con cui ho mosso i primi passi nel rugby dall’età di 5 anni quando non potevo essere tesserato perché all’epoca ancora non esisteva l’Under 6 e c’era solo l’Under 8. All’epoca la Rugby Roma aveva la propria base al Tre Fontane. Il secondo motivo che mi ha spinto ad accettare è il progetto che da qualche anno la Rugby Roma sta portando avanti con determinazione ed entusiasmo. Molto importante è stato anche l’interessamento e la stima che hanno sempre espresso nei miei confronti tutti i componenti della società, in primis il Direttore sportivo Fabrizio Pollak che mi ha sempre cercato. Così sono stato molto felice di tornare a lavorare in quello che considero il mio primo club.

Gianluca Vella - Il mio ritorno è dovuto ad una moltitudine di fattori: il principale è l'opportunità di poter continuare a lavorare con Daniele, col quale avevo lavorato l'anno precedente alla Lazio. Ovviamente è stato fondamentale anche l'attaccamento alla società che è il club per il quale gioco

  • In quali società avete allenato in precedenza e dove siete cresciuti rugbisticamente?

Lorenzo Trova –Il primo club in cui ho allenato è stata la Lazio, dove approdai come giocatore nell’Under 20. A causa di un infortunio scelsi quasi per gioco di cominciare ad allenare e come esperienza si rivelò molto stimolante, arricchendomi come persona. Il mio percorso di allenatore mi ha visto per dieci anni alla Lazio: ora sto per cominciare il terzo nella Rugby Roma.

Gianluca Vella - Ho cominciato a 19 anni all'Appia Rugby per poi approdare alle Tre Fontane con la Rugby Roma Club. Poi ho seguito tutte le trasformazioni della società fino all'attuale. Lo scorso anno ho allenato alla Lazio e ho partecipato all'attività regionale under 14 per due anni, prima da stagista nell'area Roma Sud e poi dopo un anno di pausa da assistente sempre nella medesima area.

  • Quali sono gli obiettivi che vi ponete per la prossima stagione?

Speriamo anzitutto di riuscire a portare i ragazzi a una comprensione di gioco tale in cui riescono a prendere decisioni consapevolmente. Il rugby è anzitutto uno sport di situazione e ogni situazione è sempre differente. Vorremo dare ai ragazzi tutti i mezzi necessari per prendere la migliore decisione possibile in ogni momento del gioco.

  • Cosa vi augurate di trasmettere ai ragazzi che allenarete e cosa pensate di apportare al progetto della Rugby Roma?

Lorenzo Trova – Proverò a trasmettere l’entusiasmo per questo sport e l’attaccamento a questa maglia. Dalla voglia di venire al campo, al desiderio di stare insieme con un gruppo di amici con cui si condivide un’esperienza formativa e sportiva, vivere il club in questa bellissima struttura. Uno dei valori che mi ha insegnato questo sport fondamentale per i giovani di oggi è saper rispettare un impegno, nei confronti del club, degli allenatori, dei propri compagni di squadra. Sarà fondamentale insegnare loro a essere sempre disponibili, col gruppo, con se stessi , disponibili a migliorarsi a mettersi in gioco e in discussione.

Gianluca Vella – Gli obiettivi che ci siamo prefissati principalmente sono quelli di fare vivere ai ragazzi più esperienza possibile e tramite essa e il lavoro farli crescere a livello tecnico e al contempo umano, soprattutto quest'ultimo. Per quanto riguarda il progetto del club spero di poter dare il mio contributo nel trasmettere lo stesso attaccamento al club che sento.

Le categorie dei ragazzi più giovani rappresentano l'ossatura del futuro di un club. Se a dirigere l'Under 10 viene chiamato chi ha la storia della Rugby Roma nel proprio dna, trasmettere il senso di appartenenza e la tradizione del club risulta più facile. Juan Manuel Bigi è il figlio di uno dei fondatori del club banconero-verde nato nel 1930. Ad affiancare Manuel ci sarà Adriano Pastore Stocchi, già allenatore lo scorso anno degli Under 8 e giocatore della Seniores in Serie B. 

  • Cosa ti ha spinto ad accettare di affrontare la prossima stagione con con la Rugby Roma Olimpic Club 1930?

Manuel Bigi - Posso affermare che mi ha spinto ad accettare di allenare il mio dna: la Rugby Roma è stata fondata nel 1930 da un gruppo di ragazzi temerari e sognatori di cui faceva parte anche mio papà e dai loro genitori (tra cui mio nonno). Loro sono i fondatori di questo magnifico club: è come se un po' del mio dna della mia famiglia è insita nella storia di questa società. Credo che motivazione più forte di questa non possa esistere.

Adriano Pastore Stocchi - Sicuramente è stato determinante l’attaccamento a questo club. Credo nel progetto e nei buoni propositi per la stagione che verrà e spero di continuare a crescere come allenatore.

  • In quali società hai allenato in precedenza e dove sei cresciuto rugbisticamente?

MB - Ho allenato nella Appia Rugby diverse categorie, sempre e comunque giovanili: under 16, 14 e 12. Ultimamente anche Under 10. Sono molto contento di venire a crescere i piccoli dell'Under 10 alla Rugby Roma perchè è un'età in cui si cominciano a comprendere davvero i valori e i meccanismo della palla ovale. Rugbisticamente sono nato col pallone di rugby in mano visto che mio papà già giocava. Il club in cui mi sono formato in Argentina è La Tablada, di Cordova di cui ha fatto parte tutta la mia famiglia: mio fratello nel rugby e le mie 4 sorelle hanno praticato hockey su prato. Quando sono venuto in Italia, ho giocato nell'allora Rugby Roma Jaffa, in serie A.

A.P.S. - Ho iniziato la mia carriera da allenatore l’anno scorso, proprio con la Rugby Roma, società che mi ha fatto crescere in questo sport e nella vita. Proprio con questi colori ho iniziato a giocare in Under 11 presso la struttura del tre fontane e ora il cuore mi ha portato qui a Tor Pagnotta.

  • Quali sono gli obiettivi che ti poni per la prossima stagione?

MB - Circa gli obiettivi tecnici ancora non posso saperlo: prima voglio capire da dove da quale  parto rugbistica, skills indivduali e giochi di squadra. A riguardo farò due o tre allenamenti per tararli. Il mio compito sarà sicuramente trasmettere entusiasmo per questo sport meraviglioso e farli giocare senza il peso della prestazione: sbagliare non è una colpa, ma vuol dire trovare soluzioni efficaci. Se riesco a passare questo concetto, i ragazzi si divertiranno, senza la responsabilità o domandarsi cosa devono fare per non sbagliare.

A.P.S. - L’obiettivo dell’anno che verrà sicuramente sarà quello di far divertire i ragazzi e cercare di coinvolgerli sempre di più nel mondo del rugby. La mia speranza è di riuscire ad aumentare il numero di bambini che si uniranno a questo sport per amarlo e farlo crescere sempre di più.

  • Cosa ti auguri di trasmettere ai ragazzi che andrai ad allenare?

MB - Per me il rugby è un pretesto per insegnare etica e morale. I ragazzi devono diventare ottimi uomini, perchè solo se diventi una brava persona puoi diventare un ottimo rugbista. Non puoi risparmiarti dove tutti si stanno impegnando; non puoi camminare dove tutti stanno correndo. E quando cadi per terra devi imparare a rialzarti. Spero davvero di riuscire a trasmettere questo e a creare un senso di amicizia e appartenenza tra i ragazzi.

A.P.S. - Io mi auguro sempre di essere un esempio. Credo che questo sport mi abbia insegnato molto, per questo sento come compito quello di trasferire ai bambini gli insegnamenti e i valori di questo sport.

  • Cosa pensi di apportare al progetto della Rugby Roma?

MB - Questa domanda è molto difficile: non so se io apporterò qualcosa o è la Rugby Roma che ha deciso di abbracciare le mie convinzioni e i desideri di tutta la vita. Dirigenza e consiglio condividono in maniera incredibile la mia visione: la RROC esiste grazie a tanti che si sono sforzati per mantenerla in vita e vuole trasmettere questo spirito di gruppo e di seconda famiglia. Ho sempre vissuto nel mio club in Argentina e qui in Italia, ho sempre lottato per cercare di trasmettere questo senso di appartenenza.

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